Il Sacerdote dev’essere tutto di Dio

del servo di Dio Don Dolindo Ruotolo

La grandezza sacerdotale non può rimanere celata, non è un brillante sepolto nella miniera, deve rifulgere innanzi a tutti nell’atteggiamento e nella vita del Sacerdote, poiché egli è lampada posta sul candelabro ed è come città edificata sulla cima dei monti. Or come il carattere sacro lo distingue nettamente dagli altri uomini, così deve distinguerlo l’abito e la vita, ed egli dev’essere tutto riful-gente di splendori soprannaturali. Non può dire che l’esteriorità non conta nulla, n’è può accomunarsi agli usi del mondo con la scusa che l’abito non fa il monaco; l’abito non lo fa ma lo rivela, e possiamo dire anche lo aiuta a farlo internamente. Un soldato che non veste la divisa, non si sente soldato; subcoscientemente gli par di essere ancora libero cittadino, e non avverte la sua fusione al corpo militare, cui appartiene come parte di un tutto inseparabile.

Il Sacerdote dev’essere tutto di Dio, deve perdere quasi la propria natura, dev’essere riguardato come un Angelo. Spesso gli Angeli si dipingono solo con la testa e le ali, per mostrare la loro natura di creature intelligenti e veloci nel compiere la Divina Volontà. Così dev’essere il Sacerdote; tutto teso con l’anima al Cielo, rappresentando Gesù Cristo, il Capo del Corpo Mistico, tutto librato al volo nell’amore di Dio e del prossimo.

Quando passa per la strada una cesta di pane caldo, diffonde tale appetitoso profumo che fa desiderare di nutrirsene; or se quel pane mandasse odore di muffa, chi sa-rebbe attratto a comprarlo? La virtù del Sacerdote dev’essere tanto profonda che il suo stesso atteggiamento esterno, profumo della sua vita interiore, deve suscitare il desiderio delle cose celesti ed attrarre le anime al Pane Eucaristico.

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