Medjugorje 25 dicembre 2013 – commento

messaggio a Marjia

“Cari figli! Vi porto il Re della pace perché Lui vi dia la Sua pace. Voi, figlioli, pregate, pregate, pregate. Il frutto della preghiera si vedrà sui volti delle persone che si sono decise per Dio e per il Suo Regno. Io con il mio figlio Gesù vi benedico tutti con la benedizione della pace. Grazie per aver risposto alla mia chiamata”

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messaggio annuale a Jakov

“Figlioli, oggi in modo particolare Gesù desidera dimorare nel cuore di ciascuno di voi e condividere con voi ogni vostra gioia e ogni vostro dolore. Perciò figlioli, oggi in modo particolare guardate nel vostro cuore e domandatevi se la pace e la gioia hanno invaso il vostro cuore per la nascita di Gesù. Figlioli, non vivete nelle tenebre, tendete alla luce e alla salvezza di Dio. Figli, decidetevi per Gesù e donateGli la vostra vita ed i vostri cuori perché soltanto così l’Altissimo potrà operare in voi e attraverso di voi.”

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E’ costante l’esortazione alla preghiera, invito evangelico a cui lo stesso Gesù ha dato particolare risalto nel suo insegnamento, parlando in parabole, e non solo, della necessità di pregare sempre senza stancarsi. Caratteristica della preghiera, infatti, sono la perseveranza, l’insistenza e la costanza, che conducono gradualmente la persona che prega ad una trasformazione interiore così profonda da riflettersi persino sul volto.

Colui che prega, diviene – proprio come dice Gesù in Matteo 5,14-16- una lampada che arde per far luce a tutti quelli che sono intorno, una luce nella notte che orienta il cammino di tanti smarriti. Questo accade perché chi prega volge il suo sguardo al Signore che come Sole risplende e illumina chiunque si metta alla Sua presenza. Un raggio della luce divina penetra nell’anima dell’orante, si effonde lo Spirito Santo per rischiarare le tenebre causate dal peccato e da ogni sorta di male commesso o subito, per mettere ordine nel cuore e nella vita e santificarla. Allora si avanza nella conversione, si scopre la verità su se stessi e su Dio, si riconosce la propria miseria davanti all’Onnipotenza divina, e, nell’umiltà, nasce la consapevolezza di aver bisogno di perdono. Nasce Gesù nel cuore spogliato dell’orgoglio, come una volta nella grotta di Betlemme, quando si prende coscienza dei limiti della propria natura e della necessità dell’aiuto, del conforto, della grazia di Colui che è sorgente di ogni Bene e solo ha potere di far nascere i suoi figli anche dalle pietre (cfr. Lc 3,8).

Nella preghiera del cuore si rafforza l’amore per Dio, e più si ama più si prega. Condividere con il Signore le gioie e i dolori, i problemi e le preoccupazioni, ma anche i successi e le soddisfazioni, è l’unico modo per essere in dialogo costante con Lui, mettendoLo al centro della propria vita, per conservare la comunione con il Padre e perseverare nella grazia. La preghiera diviene, quindi, un bisogno per il credente. Non un obbligo, né un peso, ma una necessità e una gioia destinata a crescere.

Si comprende, quindi, come la preghiera possa realmente trasformare la persona e il suo modo di guardare alla vita, oltre ad avere il potere di risolvere situazioni difficili, di compiere miracoli, di vedere all’opera la misericordia di Dio tra gli uomini e trionfare il Suo Regno. Grande è l’efficacia della preghiera fatta con fede. Anche la fede, come l’amore, per crescere ha bisogno della preghiera. Fede e preghiera sono inseparabili, una fede senza preghiera è una fede che si fonda sul sentimento, una fede volubile, esposta alle correnti più instabili; allo stesso tempo, una preghiera senza fede, è arida, formale, vuota, che manca dei presupposti per essere esaudita, perché non viene dalla comunione con Dio, non viene dall’amore per il Signore, dal crederLo veramente Dio.

La preghiera che trasforma la vita è una preghiera fedele, piena di amore e, quindi, obbediente. Il vero credente non può non ascoltare la Parola di Dio, non può non mettere in pratica i Suoi Comandamenti e non può perseverare volontariamente nel peccato mortale, sarebbe altrimenti in contraddizione con il suo credo. L’obbedienza della fede, sostenuta dalla preghiera, è via di conversione, è cammino di Verità in Gesù e con Gesù verso la Vita eterna che ogni cristiano è chiamato a percorrere nell’umiltà, nell’abbandono, nella confidenza filiale, nella gioia, mettendo da parte ogni inutile timore.

Donando a Dio la propria vita e i propri cuori con volontà ferma, lavorando con impegno e coraggio sulla propria conversione, disposti al sacrificio, alle rinunce salutari che formano e continuamente ri-formano l’uomo, si permetterà all’Altissimo di operare in noi e attraverso di noi, con il Suo Spirito Santo, per la nostra salvezza e per la salvezza di tante anime.

Finalmente, si raggiungerà il traguardo e si riceverà in cambio la corona della vittoria nel definitivo incontro glorioso con Dio.

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Pubblicato da Vivete nella gioia! -blog

LA GIOIA DEL SIGNORE E' LA NOSTRA FORZA!

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