Medjugorje 2-25 maggio – breve commento

2 maggio

“Cari figli! aprite i vostri cuori e provate a sentire quanto vi amo e quanto desidero che amiate mio Figlio. Desidero che Lo conosciate di più perché è impossibile conoscerlo e non amarLo, perché Lui è l’amore. Figli miei, io vi conosco: conosco i vostri dolori e le vostre sofferenze perché le ho vissute. Gioisco con voi nelle vostre gioie. Piango con voi nei vostri dolori. Non vi abbandonerò mai. Vi parlerò sempre con mitezza materna e, come madre, ho bisogno dei vostri cuori aperti, affinché con la sapienza e la semplicità diffondiate l’amore di mio Figlio. Ho bisogno di voi aperti e sensibili verso il bene e la misericordia. Ho bisogno della vostra unione con mio Figlio, perché desidero che siate felici e Lo aiutiate a portare la felicità a tutti i miei figli. Apostoli miei, ho bisogno di voi, affinché mostriate a tutti la verità divina, affinché il mio cuore, che ha sofferto e soffre anche oggi immensamente, possa nell’amore trionfare. Pregate per la santità dei vostri pastori, affinché nel nome di mio Figlio, possano operare miracoli, perché la santità opera miracoli. Vi ringrazio.”

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25 maggio

“Cari figli! Anche oggi sono con voi e con gioia vi invito tutti: pregate e credete nella forza della preghiera. Aprite i vostri cuori, figlioli, affinché Dio vi colmi con il suo amore e voi sarete gioia per gli altri. La vostra testimonianza sarà forte e tutto ciò che fate sarà intrecciato della tenerezza di Dio. Io sono con voi e prego per voi e per la vostra conversione fino a quando non metterete Dio al primo posto. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”

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Avere fede significa credere che Gesù è il Figlio di Dio, il Verbo incarnato, venuto a manifestarci il Padre e a salvarci. A questa fede segue l’amore teologale.

Se non si conosce il Figlio e non si crede nel Figlio di Dio, non si conosce neppure il Padre. Se non si attinge l’amore alla sorgente dell’Amore, non si può amare neppure il prossimo, perché l’amore viene da Dio.

Infatti, dice la Prima Lettera di Giovanni che “Dio è amore”. A questo amore siamo chiamati. Il Signore ci chiede di rispettare questo comandamento: credere nel nome di Gesù Cristo, Figlio di Dio e amarci gli uni gli altri come Lui ci ama.

Fede e amore vanno insieme, sono inseparabili. Parliamo di un amore divino, il più grande e il più necessario. Infatti, soltanto chi conosce questo amore può vivere felice e comunicare felicità agli altri. Solo chi vive in questo amore e alimenta la sua fede nella preghiera e nei sacramenti riesce ad amare come Dio vuole e a divenire un testimone credibile di Cristo.

In realtà- e l’esperienza lo conferma- può comunicare la verità in modo efficace solo colui che consente allo Spirito di agire nella sua vita, e questo accade quando si vive in grazia di Dio, quando ci si impegna a combattere ogni forma di peccato, pentendosi ad ogni caduta, confessando i propri errori con sincerità. Così ci si incammina sulla via della santificazione. Fare peccati è facile e tutti ne siamo capaci, il vero sforzo è combatterli, evitarli per crescere nell’autodominio e diventare persone affidabili, perché moralmente degne.

Ecco perché la Regina della Pace predica la necessità di vivere in comunione con il Figlio. La testimonianza di ciascun apostolo di Cristo sarà veramente fruttuosa solo quando egli sarà riempito di Spirito Santo, quando ci si deciderà a seguire Cristo con serietà e con perseveranza, vivendo in intimità con il Signore.

Momento privilegiato di preghiera e comunione con Dio è, senza dubbio, la S. Messa, partecipazione al sacrificio di Cristo sulla Croce. In valore della S. Messa non è abbastanza conosciuto ai nostri giorni. In pochi sanno che durante la S. Messa si viene trasportati realmente sul Calvario e si partecipa realmente al mistero di passione, morte e resurrezione di Gesù. Non è un semplice “ricordare” ma è un “rivivere” il sacrificio di Cristo. Allo stesso modo il sacerdote che celebra non “rappresenta” Cristo ma lo “ri-presenta”, ossia è veramente Cristo che celebra. La S. Messa ha un valore inestimabile e chi ne prende parte non immagina neppure quanto questa presenza lo trasformi.

La sapienza di Dio, dice S. Paolo, si rivela nella follia della croce. Con questo ci insegna che se vogliamo essere veramente sapienti, capaci di testimoniare la verità, di difenderla e avere il coraggio di essere cristiani, dobbiamo unirci al Cristo crocifisso. Questo è quello che avviene durante la S. Messa, che diventa per noi sorgente di ogni bene e grazia, forza, sostegno nella debolezza, coraggio nelle prove della vita. Non c’è niente di più efficace della S. Messa.

Dunque, quella sapienza, che è giudicata stoltezza dal mondo, salverà noi e gli altri. La parola della croce salverà ancora una volta questa generazione ed è questo il rimedio al male che sperimentiamo, ma spetta a noi sceglierlo e impegnarci su questa strada. Il Signore chiede di essere testimoni del Figlio, uniti a Maria, guidati e protetti dallo Spirito Santo. Con la forza che viene da Lui potremo diventare veri testimoni del Vangelo senza temere persecuzioni, incomprensioni o derisioni.

Tuttavia, è bene tener presente che tutto questo fa parte dell’essere cristiani nel mondo, in un mondo che ha per principe il demonio. Ma Cristo è Re e la sua regalità si è manifestata e compiuta nella sua “Ora”. In virtù di quel sacrificio redentivo noi siamo stati liberati e dobbiamo conservare questa libertà che ci rende figli nel Figlio, ricordando che al Dio di Gesù Cristo, l’unico vero Dio, niente è impossibile.

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Lettura consigliata: Prima lettera di Giovanni (Nuovo Testamento)

Pubblicato da Vivete nella gioia! -blog

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