La cura delle anime è ciò che c’è di più grande…

La cura delle anime è ciò che c’è di più grande: è il lavoro di Dio, è però difficile, e sarebbe insostenibile per l’uomo, che avverte la sua debolezza. Quando Dio chiama a questa missione, si impegna, nello stesso tempo, a provvedere il necessario. Tuttavia, se il prete non si mette in comunicazione con Cristo, se non va, con la preghiera, a pescare nei tesori di Dio, rimane vuoto, e si trova, di fronte alla grandezza dei suoi doveri, solo con la sua debolezza e con la sua insufficenza. « Senza di me non potete fare nulla ». è soprattutto nella cura delle anime che si rivela l’impotenza dell’uomo.

Spesso, Dio stesso avverte la volontà dell’uomo resistergli, e occorre che con i suoi benefici la pieghi, o che la spezzi con la sua potenza. L’uomo non può dominarsi e pretendere di entrare da solo nella via stretta del Vangelo; la parola dell’uomo non scuote le volontà che si ribellano, e l’azione esteriore del prete non può nulla, senza l’azione interiore della grazia nei cuori di coloro cui si rivolge.

Gesù ha pregato non solo per prepararsi al suo sacerdozio; durante i tre anni del suo apostolato, il Vangelo ce lo fa spesso vedere in colloquio con il Padre. A volte, lo vediamo sul monte prolungare la sua preghiera lungo la notte; a volte, abbandonando le folle, cerca un luogo più favorevole alla sua preghiera fra gli olivi del Getsemani o nella tranquilla casa di Betania. Lungo le strade della Giudea o della Galilea, lo vediamo spesso in disparte dal gruppo dei discepoli, raccolto in preghiera.

Ogni volta che sta per compiere qualcosa di grande, si apre al Padre. Quando raggiunge i discepoli camminando sulle acque del lago, è l’alba e arriva dall’aver passato, in solitudine sul monte, una lunga notte in preghiera. Quando vuole aprire le orecchie al sordomuto, sospira profondamente e leva gli occhi al cielo. Accanto al sepolcro di Lazzaro, dopo aver sofferto di fronte allo spettacolo raccapricciante della morte e della corruzione, Gesù alza le mani e gli occhi verso il Padre, in una preghiera piena d’amore: « Padre, ti ringrazio perché mi hai esaudito. Sapevo bene che mi ascolti sempre. Se parlo così, è per questi che mi circondano, perché credano che sei tu che mi hai mandato».

Il prete, nel suo ministero, deve spesso camminare sull’orlo dell’abisso. Deve anche aprire le orecchie ai sordi, e sciogliere la lingua ai muti; deve risuscitare alla grazia uomini addormentati nella corruzione del peccato. Non può far tutto questo, se non va a prendere in Dio la potenza che gli manca. Per queste imprese, così al di sopra dei mezzi umani, ci vuole l’intervento di Dio.

Madre Luisa Margherita Claret de la Touche. Serva di Dio

 

Pubblicato da Vivete nella gioia! -blog

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