Il sacerdote non è un uomo qualunque…

Gesù è sempre attento a predicare con l’esempio una purezza assoluta. La vuole vedere splendere in tutti i suoi discepoli. Ne traccia regole per tutti. Ma ai suoi apostoli chiede di più.

Deve essere grande la purezza dei sacerdoti di Cristo, ministri dell’Altissimo, dìspensatori dei misteri di Dio. Il Padre li ha messi sopra gli stessi angeli. Ha comunicato loro una potenza, dei privilegi che ha negato a quelle intelligenze pure. Li ha chiamati a rendere, al corpo eucaristico di Cristo, gli stessi onori che la Vergine rendeva al suo bambino. Lo teneva fra le sue mani; lo fasciava; lo presentava perché fosse adorato; asciugava il suo sangue che colava sotto il coltello della circoncisione; gli dava dei baci materni; lo offriva al Padre dei cieli e si sacrificava con lui.

Le mani del prete che toccano il corpo consacrato di Cristo devono essere pure, alzandolo verso il cielo di fronte ai fedeli inginocchiati. Pure le labbra che gli danno ogni giorno il bacio della comunione. Puri gli sguardi che lo contemplano, così spesso e così da vicino, sotto il velo del sacramento.

Il prete dovrebbe, se fosse possibile, essere più puro di un angelo e casto come Maria. Ma il prete è un uomo, e la sua carne, come un mantello pesante, lo piega verso la terra e lo stringe dolorosamente. Per rimanere sulle vette a cui lo chiama la grazia, deve camminare sulle orme di Gesù e costruire la sua vita sull’esempio della sua. Se Dio non gli fa il dono inestimabile della sofferenza e della malattia, supplisce affaticando il suo corpo con l’attività incessante di un ministero di dedizione e sacrificio. Abbraccia una vita spoglia delle soddisfazioni della carne e dei sensi, e si sforza di sviluppare in sé, con lo studio, con la preghiera, con la ricerca costante dei beni superiori, la vita della sua anima e le proprie energie intellettuali.

Il prete è sacrificatore con Gesù; ma è anche vittima. Le vittime devono essere pure, sante, senza macchia per essere gradite a Dio: una vittima macchiata è respinta da Dio, è un orrore davanti a lui. Il sacerdote di Cristo si sforzi dunque di purificarsi sempre più da ogni attaccamento umano, da ogni soddisfazione volgare, da ogni piacere dei sensi. Non è un uomo qualunque: è un Cristo, un consacrato, un benedetto, un separato. E’ grande, degno di rispetto e di amore in mezzo ai suoi fratelli, puro, distaccato dalle passioni grossolane, al di sopra di tutto ciò che è terreno e soltanto umano. Chi ogni mattina placa la sua sete al calice dell’altare; chi beve quel vino che fa germogliare i vergini, non può essere assetato dei piaceri della terra.

Chi conosce l’ebbrezza dell’amore di Cristo non può cercare altre delizie. Se vuole, il prete troverà nell’amore di Dio, nel cuore di Cristo il suo amico, con cui soddisfare i legittimi bisogni del suo cuore, le aspirazioni della sua anima, per quanto tenera ed amante possa essere.

Madre CLARET DE LA TOUCHE

 

Pubblicato da Vivete nella gioia! -blog

LA GIOIA DEL SIGNORE E' LA NOSTRA FORZA!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *