Il Sacerdote

Ascoltiamo don Dolindo…

Nell’architettura d’un Tempio gotico tutto è slanciato in alto; le colonne, gli archi, i pinnacoli trionfanti, formati di pietra dura, sembrano trofei di vittoria sulla materia, per i merletti di marmo che ingentiliscono la durezza dei massi, per le curve che li accarezzano e li ammorbidiscono, per i sesti acuti che li irrigidiscono sugli abissi come vittorie sul vuoto e sulla profondità. Il Sacerdote dev’essere tutto tratto in Dio, come un Tempio della sua gloria, rifulgente di virtù per Maria, vittorioso del peso della materia per Lei.

La purezza solleva in alto le sue potenze, la modestia addolcisce la sua natura che vorrebbe sbizzarrirsi e la chiude in un composto raccoglimento; la dolcezza rende morbida, per così dire, la durezza del carattere, l’occhio casto è come l’ogiva aperta sull’azzurro, che non ha per orizzonte la terra ma l’immensità del cielo, le sue mani beneficanti sono come le ali del cuore che porta dovunque il puro amore della carità, e non conosce creature di terra, ma solo immagini vive del Redentore, immagini pure, che lo attraggono a Lui. Egli non sa poggiare sulla terra che per quello ch’è indispensabile alla vita, per il resto è come arco slanciato in alto, che non la tocca: s’appoggia alla grazia e si dona a Dio, superando l’abisso della propria natura. È tutto librato a volo, come colomba, quando discende verso la terra, ha sempre le ali pronte a spiegarsi ed a riportarlo in alto per sfuggire alle insidie del male.

(Padre Dolindo – Servo di Dio)

Pubblicato da Vivete nella gioia! -blog

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