Sarà “dato” o “tolto”. Commento esegetico a Mc 4,21-24

Tratto da P. Mascilongo, Il Vangelo di Marco. Commento esegetico e teologico, Città Nuova, Roma 2018: https://www.amazon.it/dp/8831136348?tag=gz-blog-21&linkCode=osi&th=1&psc=1&ascsubtag=0-f-n-av_vngblog

Commento esegetico

Mc 4,21-24

21 E diceva loro: «Forse che viene la lampada affinché sia posta sotto il moggio
o sotto il letto? Non affinché sia posta sulla lucerna? 22 Non c’è infatti cosa nascosta se non perché sia resa manifesta, né accade una cosa segreta, ma perché sia posta alla luce. 23 Se qualcuno ha orecchi per ascoltare, ascolti». 24 E diceva loro: «Guardate cosa ascoltate. Secondo la misura con cui misurate sarete misurati e vi sarà dato. 25 Chi infatti ha, a lui sarà dato; e chi non ha, anche ciò che ha gli sarà strappato».

Alla spiegazione della parabola seguono due detti brevi che non sono parabole,
ma appunto brevi insegnamenti di Gesù mediante le immagini della «lampada» (lychnos) e della «misura» (metron) . Si possono comprendere come una spiegazione supplementare offerta ai discepoli (l’introduzione dice che «[Gesù] diceva ad essi», senza specificare un uditorio differente rispetto a prima, e quindi questa rimane l’ipotesi più probabile).

Come nei capitoli precedenti, Gesù utilizza qui brevi immagini per trasmettere un particolare messaggio: la prima di esse vv. 2 1 -22) è introdotta in forma di domanda retorica negativa (introdotta da meti: <<forse che . . . ?>>) ed è poi spiegata sciogliendo l’immagine stessa; la seconda (vv. 24-25) è invece espressa in forma positiva, ma è ugualmente costruita con una coppia di affermazioni, in cui la seconda rende più chiara l’immagine utilizzata nella prima.

Tra le due immagini, legato alla prima, è presente un ulteriore richiamo ad ascoltare (v. 23 ), identico (o quasi) a quello già riportato in 4, 9 al termine della prima
parabola: «se qualcuno ha orecchi per intendere, intenda».

Curioso in 4, 2 1 il verbo utilizzato per indicare la presenza della lampada da collocare sul lucerniere. Si dice infatti: «Viene forse la lampada . . . ?», utilizzando lo stesso verbo erchomai (peraltro diffusissimo) che aveva indicato anche la venuta di Gesù all’inizio del Vangelo (cf. l,7.9.14).

Non è da escludere quindi un velato accostamento tra la luce che «viene» e il Signore stesso; la collocazione della lampada sotto il letto o sotto il «moggio» (si intende qui il vaso che conteneva una misura, appunto un «moggio», di cereali e che si utilizzava per spegnere le lampade a olio) rende inutile l’uso della lampada stessa.

Il v. 22 spiega più apertamente il precedente v. 21, ed è introdotto da un chiaro gar esplicatovo; esso esprime l’importante idea che le cose nascoste saranno svelate, mediante un duplice detto parallelo (parallelismo sinonimico) che utilizza importanti vocaboli come kryptos, phaneroo e apokryphos, che ricorrono solo qui in Marco.

Il senso è piuttosto chiaro: le cose nascoste saranno svelate, la luce è fatta per splendere e illuminare. Se questa prima immagine
riguarda l’idea di rivelazione, la seconda insiste di più sull’accoglienza della rivelazione stessa, sulla «misura» (v. 24) che viene data a chi accoglie (o no) la parola, su ciò che viene «dato» o «tolto» (v. 25 ). Qui Gesù sembra richiamare i discepoli alla loro responsabilità, in quanto investiti di una rivelazione particolare, una «misura» abbondante.

In questa seconda (doppia) immagine, sia il tempo dei verbi, tutti al futuro, sia l’argomento stesso che parla di giudizio (questo è il senso dell’idea di «misurare» che rimbomba forte nel v. 23 : en ho metro metreite metrethesetai hymin ), di sovrabbondanza (sarà «aggiunto»298) e di «dare» e «togliere», prevale uno sguardo di tipo escatologico.

Inoltre, in questa seconda coppia di similitudini, il discorso è diventato alla seconda persona, rivolto direttamente agli interlocutori; quindi più coinvolgente e pressante.

Pubblicato da Vivete nella gioia! -blog

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